CD Bronnt Industries Kapital - Hard for justice (Get Physical Music, 2009)
Viene presentato così:"It's as if Joy Division, Can and The Human League are confined together in one room". C'è del vero. Guy Bartell e Nick Talbot propongono una trasposizione delle bands citate in chiave di colonna sonora wave/dancey. La copertina già suggerisce tutto, il kalashnikov-proiettore lancia stelle filanti, Bronnt Industries Kapital è una macchina che rimodella l'essenza di altre musiche, una mutazione dove confluiscono varie influenze. Se "Virtute et Industria" era un modo più noir-pop di intendere il "dark" o la marzialità evocativa di progetti industriali, qui il basso similare alle trame di Peter Hook (quando non sfocia invece nel Moroder puro), l'istinto progressivo, le ritmiche che traballano fra synth-pop, disco, fino a bagliori proto-ebm, rende il tutto una colonna sonora fra vecchi telefilms e Amiga500. Avviene tutto senza voci, un flusso ritmico fatto di tappeti sintetici e melodie acidognole, un cocktail tra b-movies italici, Richard Kirk e Van McCoy, tra prog-fusion 70s ed estetica wave. Il risultato spiazza, ma attenzione a come ci si approccia e alle frettolose bollature di anacronismo, essere anti-piacioni e andare controcorrente per BIK sembra una priorità. Hard for Justice racchiude una tipologia espressiva rara, oltre che sincera capacità di filologismo musicale filtrato tra le loro caricature cinematiche. Indubbiamente o lo si ama o lo si odia, però l'atmosfera è densa e poi insomma, per non muoversi e ballare dinnanzi alle sequenze di "S.T.R.Y.K.E.R.", un exploit ready-made da urlo, tipo Dirk Ivens+Orchestral Manoeuvres In The Dark & co a 8 bit, bisogna avere il culo fatto di marmo di Carrara.
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